Domani

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In ogni tramondto si può intravedere l’alba del giorno dopo. Foto di Xavier Coiffic


La cinquantaduesima parola buona è Domani.

Inserita in certe frasi la parola “domani” porta a subito immaginare qualcosa che, inevitabilmente, il giorno sarà ancora esattamente come il giorno prima.

Sono, per esempio, le frasi del tipo: « Domani comincio la dieta, domani mi iscrivo in palestra. Domani inizio la preparazione di quell’esame, domani riordino quella stanza. Dal medico o a pagare quel bollettino postale vado domani … ». Via via, le soluzioni non trovate, rischiano di far cronicizzare i problemi e renderli ancor meno risolvibili.

“Domani” è una parola da usare con maggiore cura, da non sprecare in espressioni in cui “domani, domani” ha già il sapore di “vedremo, vedremo”. È una parolina veramente potente se indica una luce nuova, la luce del mattino che è dentro il termine stesso: domattina. È una parola che rischia di essere sprecata quando si rinvia alla ripetizione dell’oggi o, ancora peggio, quando traduce la volontà di non affrontare affatto le questioni sul tappeto.

Purtroppo, in occasione della rielezione del nostro Capo dello Stato, il 29 gennaio 2022, gli Italiani hanno sperimentato l’utilizzo malevolo della parola “domani” nelle dichiarazioni del tipo: “Domani riveleremo i nostri candidati”, “Domani si troverà la quadra”.

Mentre si rincorrevano vuote espressioni di “domani, domani”, la soluzione non giungeva perché dal “domani” si stava attendendo solo il ripetersi delle medesime condizioni di incertezza del giorno prima.

Il rigido stallo decisionale dei partiti è stato infranto da un’iniziativa parlamentare trasversale alle forze politiche e a nulla si sarebbe approdato senza la straordinaria disponibilità del Presidente Sergio Mattarella a ricoprire il gravoso impegno per un nuovo settennato.

La nuova parola buona è DOMANI.

Quando affrontiamo con sincerità e decisione i nodi problematici, possiamo evitare che le difficoltà raggiungano proporzioni preoccupanti.


Pillole audio di Sergio Astori


Testo in simboli CAA

[Versione in simboli a cura di Antonio Bianchi, Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello, secondo il modello defiinito dal Centro Studi inbook]


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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.