Gradualità

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Un ponte tibetano si attraversa con piccoli passi, correzioni e aggiustamenti. Foto Advaith Narayan

L’ottantunesima parola buona è GRADUALITÀ.

Quando accadono, i fatti violenti tolgono le parole. Dopo non molto, poi, ci si dimentica di ciò che è stato e non se ne parla quasi più. 

Vorrei far memoria di un fatto di sangue consumatosi ad Abbiategrasso un lunedì mattino dello scorso maggio.

Nascosto tra i libri e gli appunti, uno studente delle superiori ha portato a scuola un coltello da rambo e una pistola spara piombini. Il giovane aveva collezionato diverse note di richiamo, pare; era a rischio bocciatura, dicono; doveva essere interrogato dalla professoressa contro la quale ha sferrato i fendenti. Tutto é accaduto davanti gli occhi impietriti dei suoi compagni.

Quali parole trovare di fronte a immagini così laceranti? 

Credo che sia mancato un ponte tra questo giovane e il suo futuro. Sarebbe bastato un ponte tibetano, con i suoi dondolamenti, con il suo dover un po’ scendere per poi risalire, per mettere un passo dopo l’altro, e superare l’abisso. Magari la corda si è sfilacciata; forse è stata tirata troppo a lungo; di sicuro è stata tagliata. 

Ad uscirne feriti sono stati tutti: la professoressa di lettere, gli altri insegnanti, il personale ausiliario, gli alunni di quella classe come gli altri studenti dell’Istituto Alessandrini, la famiglia del giovane e tutte le altre.

Il taglio sbagliato a una trama sociale che avrebbe avuto bisogno di cuciture; ad un tessuto già liso che necessitava di manutenzione e rinforzo. 

Tornare a dare parola a questo fatto di cronaca  fa sperare che qualche fatto tragico possa essere evitato se sapremo tenerci uniti lasciando spazio gli uni agli altri, e anche ai passi indietro.

La nuova parola buona è Gradualità 

Le correzioni mirate e gli aggiustamenti tempestivi forniscono i risultati più robusti.



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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.