Orizzonte

O
“A me interessano le sfumature di colore. Praticamente dentro l’azzurro ci sono talmente tante tonalità da fare un panorama quasi monocromatico. C’è la profondità, ci sono sono i diversi livelli di distanza. E c’è questa luce limpidissima del mattino con le nuvole ancora basse che fanno da cortina alle Apuane. E poi c’è stata la pandemia. Ma l’ultima immagine del prima continua a rimanere lì, piena di luce, a ricordarmi che la fuori c’è il mondo.”
Foto di Ilaria Sabbatini per #ParoleBuone.

La quattordicesima parola buona è ORIZZONTE.

È il tempo della ricostruzione. Quasi tutte le abitudini sono state messe in discussione dal trauma collettivo che abbiamo patito. La tragedia sanitaria, economica e sociale che ha colpito il mondo intero interroga le donne e gli uomini sui principi a cui far affidamento per ripartire.
Un bimbo di tre anni è andato a far visita alla nonna dopo quattro mesi di separazione da lei. Temendo che il nipotino si annoiasse nel restare chiuso tra le mura dell’appartamento, l’ha portato a giocare sul balcone. “Che bello cielo, nonna” ha detto lui volgendo lo sguardo all’orizzonte.
Tornano alla mente le parole di Romano Guardini: “L’uomo vive di ciò che sta sopra di lui”.
Sia l’espressione lieve del piccolo, sia la riflessione del teologo affrontano la domanda radicale sul futuro dell’uomo. Lo sguardo trasparente del bimbo che comunica con l’anziana e il pensiero maturo dell’uomo che si interroga ci raccontano il nostro bisogno di un orizzonte largo, lungo e ampio. Abbiamo tutti necessità di una meta, una sfida, un cammino che abbia una prospettiva da ricercare, costruire e raggiungere.
Non a caso, la parola più difficile da nominare è morte. Non abbiamo più parole per nominarla perché l’abbiamo dimenticata. Quando un nostro caro sta male lo affidiamo all’esterno, a una struttura sanitaria, e avvertiamo la mancanza del contatto diretto con lui.
Quando qualcuno è affaticato, mancano le parole per confortarlo. Diciamo: “vedrai che ce la farai”. Perché abbiamo perso il contatto con il dolore, con il negativo della vita.
Per non vagare senza meta, in un cammino scomposto, ci possiamo domandare che sarà di noi e del mondo. Per rintracciare segni di speranza e di solidarietà possiamo tornare a interrogarci. Per superare noi stessi e le nostre tiepide e finte certezze possiamo rigettare lo sguardo ad un cielo che ci faccia avvertire lo spirito libero, libero anche di mirare, come il bimbo e la sua nonna, in alto, oltre.

La nuova parola buona è Orizzonte. Oggi più che mai c’è bisogno di futuro. Il cammino si apre per chi nella vita cerca un orizzonte di senso, di significato umano e spirituale. La bussola orienta chi punta verso ciò che immette aria nei polmoni.

Sergio Astori e Luca Rolandi


[Testo in scrittura ETR – Easy To Read, “facile da leggere”- a cura del team ETR della Cooperativa AccaparlanteAssociazione “Centro Documentazione Handicap”]

Video in Lingua dei Segni Italiana (LIS)

[Video traduzione in Lingua dei Segni Italiana (LIS) a cura di Marilena Lionetti, dottoressa in Psicologia clinica e Interprete LIS]

[Sottotitoli a cura di Vera Arma, CulturAbile Onlus]

[Montaggio a cura di Marcantonio Lunardi]

[Un grazie particolare alla Fondazione Pio Istituto dei Sordi di Milano per l’importante sostegno al progetto #ParoleBuone]


Pillole audio di Sergio Astori


Testo in simboli CAA

[Versione in simboli a cura di Antonio Bianchi, Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello, secondo il modello definito dal Centro Studi inbook]

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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.