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I progetti giungono a realizzazione quando siamo constanti nell’azione. Foto Annie Spratt

La settantaseiesima parola buona è TENACIA.

Le Parole Buone hanno raggiunto il traguardo dei tre anni. Era sabato 21 marzo 2020 quando il giornalista Alessandro Zaccuri scriveva sulle pagine di Avvenire: “Le #ParoleBuone sono già in rete. Rintracciabili attraverso l’hashtag su Facebook, ma disseminate in qualsiasi altra sede riescano a trovare ospitalità”.

La determinazione non ci è mancata. Più di 70 parole buone pubblicate, diffuse sui social, presentate nelle piazze, discusse alla radio.

Quel 21 marzo, primo giorno di primavera del tragico 2020, durante la conferenza stampa sulla Rai, la Protezione Civile snocciolava dati da bollettino di guerra. Rispetto al giorno precedente, 943 persone guarite, 4821 nuovi contagiati, 793 nuovi deceduti per e con il Coronavirus.

Ma la guerra non è affatto finita. Anzi. Si riaffaccia ogni giorno alle nostre coscienze spesso in modi del tutto inaspettati. Nella tragica conta delle vittime del recente naufragio di un natante, a Cutro, sulle coste calabresi, un terzo dei deceduti era minorenne, moltissimi anche sotto i sei anni, e un gran numero di corpi è stato riportato in Afghanistan, segno che quelle persone si erano separati dalle proprie origini mesi o anni prima. Immagino con la stessa mestizia dei camion che nel 2020 si allontanavano da Bergamo perché lì non c’era più posto per le vite perse.

A che cosa servono le Parole Buone dopo l’emergenza sanitaria? Le rilevazioni ci dicono che le Parole Buone continuano a sostenere in tutte le situazioni di conflitti reali e mediatici. Lo dimostra l’attaccamento al progetto da parte dei cittadini di Kiev, che, dopo Milano, Roma e Torino, è, per frequenza, la quarta città al mondo per consultazione della nostra pagina Facebook. Sebbene tre anni fa fosse inimmaginabile, oggi il progetto di offrire un semplice e costante sostegno verbale per mezzo della rete ha veramente raggiunto posti in cui c’è bisogno di umanità e speranza.

La nuova parola buona è TENACIA.

Proviamo soddisfazione piena quando manteniamo la costanza nei propositi e nell’azione.



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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.