Desiderio

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La foto di questo bel pallone evoca il desiderio di vita migliore.

La ventottesima parola buona è DESIDERIO.

Tutti hanno un loro personaggio letterario nel cuore. Il mio è il protagonista del libro “La città della gioia” di Dominique Lapierre e si chiama Hasari Pal.

È un uomo che si trasferisce con la famiglia a Calcutta per iniziare una nuova vita. Sgobba dalla mattina alla sera guidato dalla voglia di migliorare le condizioni della sua famiglia.

Nei giorni scorsi, ho incontrato un giovane salvadoregno che ha una storia simile a quella dell’indiano Hasari Pal. Si è trasferito nella Capitale del suo Paese da una zona rurale dove per andare a scuola servivano ore di cammino.

È diventato un gran lettore quando ha preso a frequentare le biblioteche cittadine. Purtroppo ha anche rischiato di perdere un rene quando ha subito l’aggressione dei bulli di una gang di strada, infastiditi dal fatto che un giovane per bene fosse andato ad abitare nel loro quartiere.

Hasari e Antonio perdono tutto ciò che hanno costruito nel primo tempo della loro esistenza ma allo stesso tempo possono giocare un secondo tempo molto più libero, nel quale non c’è più nulla da dimostrare.

Lo fanno entrambi accettando di andare a vivere in periferie pericolose, patendo anche la nostalgia degli spazi liberi e genuini delle loro origini. Lo fanno anche con la speranza di migliorare la realtà di chi amano.

Antonio dedica tutta la sua vita ai ragazzi rimasti senza famiglia. Ha studiato con la tenacia di quegli scalatori che preparano l’affronto ad una grande cima: ha alternato le partite di pallone con i più piccoli agli studi per diventare un buon educatore.

Hasari e Antonio sono di esempio per tutti perché affrontano il domani e si emancipano dalla ricerca della mera sopravvivenza. La ventisettesima parola buona é Desiderio.  Da qualunque ambiente naturale o sociale proveniamo, il patrimonio comune tra tutte le persone si chiama Desiderio. Nel desiderio è la scintilla per superare le avversità e costruire nuove “città della gioia”.



Testo in simboli CAA

[Versione in simboli a cura di Antonio Bianchi, Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello, secondo il modello definito dal Centro Studi inbook]


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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.