Dettaglio

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Nei particolari che rischiano di sfuggirci c’è molta luce. Foto Intricate Explorer.

L’ottantesima parola buona è DETTAGLIO.

Voglio raccontare del lapsus di una paziente durante la seduta psicoterapica. Si tratta di una donna già avanti in età, molto impegnata un tempo nella sua professione. In questa fase di vita fatica a trovare un equilibrio in mezzo ai primi acciacchi. Dice: « Devo riconoscere che con le mie forse non sono in grado di contrastare questo stato d’animo distruttivo ». La signora non si è accorta di aver detto “con le mie forse” anziché “con le mie forze”. Sono bastate due sillabe per svelare mille dubbi su di sé e sul domani. Dubbi che, in effetti, la lasciano senza forze.

Anna Arendt può aiutarci a comprendere che cosa stia accadendo alla signora. La filosofa di origine ebraiche afferma che gli esseri umani comprendono e si comprendono davvero quando sanno affrontare la realtà qualsiasi essa sia. Parla di “fronteggiare il non premeditato”.

La parola “forse” al posto della parola “forze” si è appuntata nel discorso come fa una spilla quando personalizza un abito. Si sarebbe aspettata d’esser più in forze e invece è piena di forse. Tanto quanto questa nostra era così disorientata da tutto ciò che è particolare, diverso, divergente, da riproporci di continuo il metodo dell’algoritmo. Così si rimuovono le espressioni non omologate. Soprattutto ci si libera del fastidio del vivere associato, con la sua naturale imprevedibilità.

Il lapsus forse – forze rivela che è conoscendo le eccezioni che si comprende meglio il senso generale, ma non assoluto, delle regole. Ascoltando le piccole variazioni nell’esecuzione di un brano musicale, cogliamo quanto la stessa musica possa variare di volta in volta a seconda dell’interprete che la fa sua.

La signora è tornata a sperare dopo aver compreso che la parolina sfuggita conteneva un significato ulteriore. Poteva aprire la mente alla possibilità di considerarsi incerta, ma allo stesso tempo di valore, apprezzando il molto già costruito con impegno e desiderando quanto ancora realizzabile con gusto.

La nuova parola buona è DETTAGLIO.

C’è più luce in ciò che può sfuggirci che in ciò che tratteniamo con avidità.



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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.