La settantanovesima parola buona è INDIGNAZIONE.
Tutti i giorni si levano voci di protesta contro qualcosa o qualcuno. Le persone attendono soluzioni per ciò che turba la pacifica convivenza. Sprechi e scandali, violenze impensabili e incidenti evitabili provocano la pubblica indignazione.
Nessuna notizia turba di più il nostro tempo che apprendere che i bambini ritrovati dopo i naufragi, non indossano magliette rosse per caso, ma sono le loro stesse madri a mettere in conto che, se le imbarcazioni si rovesciassero, i piccoli così colorati potrebbero essere avvistati e salvati con facilità dai soccorritori.
Siamo indignati con quelli che sostengono a parole la pace globale mentre producono di conflitti, fanno affari con la vendita delle armi, trafficano le vite umane.
Tuttavia, se viviamo l’indignazione come una mera reazione emotiva, il cambiamento effettivo che produce è scarso. La consapevolezza efficace inizia quando si cerca di fornire una lettura meno frettolosa e superficiale di ciò che, accadendo, ci ha turbati.
La nuova parola buona è INDIGNAZIONE.
Dobbiamo cambiare noi quando qualcosa colpisce il cuore e lo ferisce.
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