Premura

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Occorre molta premura per far durare nel tempo ciò che vale. Foto di Spencer Davis

La cinquantottesima parola buona è PREMURA.

C’è un prendersi cura in anticipo rispetto a qualcosa che potrebbe accadere. La chiamiamo prevenzione.

Esiste pure un prendersi cura orientando subito verso il bene ciò che poi, più avanti, avverrà. Questa è la premura.

Prevenire è collocare uno spaventapasseri in un campo appena seminato, essere premurosi è fertilizzare il campo affinché le radici siano robuste quando sarà.

Un’amica mi ha raccontato un bel gesto di attenzione verso un bambino ucraino.

Ha saputo per caso che, pochi giorni prima di compiere il suo ottavo compleanno, Oleh (il nome è di fantasia) è giunto a piedi ad un monastero in Polonia, con la sua mamma e la sorellina.
La mamma di Oleh ha molte amiche in Italia. Nessuno della famiglia, però, sa dire perché suo figlio abbia una passione smodata per la città di Pisa. È curioso che abbia idealizzato una città che nel tempo si è presa cura dei suoi monumenti, anche quelli più fragili


Allora, la mia amica si è messa all’opera e ha recuperato un fantastico souvenir che ha fatto giungere alla mamma di Oleh. Dicono che lui abbia stretto a sé la riproduzione della torre pendente, gesto che non fa con alcunché di quel poco che sono riusciti a portar via dalla guerra.
L’attenzione premurosa ai bisogni di Oleh gli ha consentito di realizzare un sogno: quello di sentirsi come la torre, vale a dire capace di stare in piedi anche nei momenti in cui sembra mancare la terra sotto i piedi.

La nuova parola buona è PREMURA.

Esercitiamo un riguardo speciale per le persone quando lasciamo che l’urgenza degli altri ci interpelli personalmente.



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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.