Regalo

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Foto di Giulia Astori

La venticinquesima parola buona è REGALO.

Quando si avvicinano le feste, parte la corsa ai regali, si dice. Tutto può essere un dono: un pensiero, una lettera, un oggetto, un gesto che avvicini e scaldi il cuore.

Ma che cosa fa temere di non aver avuto l’idea giusta o addirittura di arrivare al momento della consegna a mani vuote? Mi è di aiuto un ricordo molto lontano, di quand’ero bambino.

Un giorno, mio padre partì per una gita in montagna con un gruppo di amici. Colto da un inatteso temporale si ritrovò tutto fradicio. Stremato tornò a tarda sera in albergo. Da quel momento si trascinò per alcune settimane una polmonite. Tossiva per ore e non aveva neppure le forze per sedersi sul letto o appoggiare i piedi per terra. La polmonite venne curata ed infine lo accompagnammo alla radiografia che certificava il ritorno in salute.

Prima di tornare a casa, volle condurci nel negozio di giocattoli più bello della città, quello da cui i bambini pensavano arrivassero i doni che Santa Lucia portava loro la notte del 13 dicembre. Dopo i giorni bui, la luce della guarigione era arrivata e, per capire che cosa volessimo, mio padre non aveva neppure dovuto domandare: gli bastò accorgersi per quale oggetto in vetrina ci brillassero gli occhi. Comprò un gioco colorato da fare insieme all’aperto.

Quel dono significò un nuovo inizio per tutta la famiglia. 

La nuova parola buona è Regalo. 

Il miglior dono che possiamo fare e ricevere è l’aiuto a sperare che ogni giorno dell’anno ci offra un’occasione di rinascita.



Video in Lingua dei Segni Italiana (LIS)

[Video traduzione in Lingua dei Segni Italiana (LIS) a cura di Mita Graziano, dottoressa in Psicologia clinica e Interprete LIS, con la supervisione di Mauro Mottinelli, psicologo e psicoterapeuta sordo]

[Sottotitoli a cura di Vera Arma, CulturAbile Onlus]

[Montaggio a cura di Marcantonio Lunardi]

[Un grazie particolare alla Fondazione Pio Istituto dei Sordi di Milano per l’importante sostegno al progetto #ParoleBuone]


Testo in simboli CAA

[Versione in simboli a cura di Antonio Bianchi, Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello, secondo il modello definito dal Centro Studi inbook]

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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.