Sincerità

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Il potente desiderio di ritrovare visi aperti e sinceri. 

La trentasettesima Parola Buona é SINCERITÀ.

Da 400 anni un antico e famoso bassorilievo chiamato “Bocca della verità” é riposto sul muro della chiesa di Santa Maria in Cosmedin di Roma. In origine, circa duemila anni fa, era un tombino, e la bocca del mascherone  di marmo raccoglieva l’acqua piovana.

Mi é tornata alla mente questa scultura quando ho sentito ciò che ha risposto il nostro Presidente del Consiglio al Summit sulla Salute Globale di maggio nella Città eterna, a chi gli domandava di togliere la mascherina per una fotografia con la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen.  « Via la mascherina? Ancora no, un paio di mesi… ».

Una battuta, con il forte sapore di un  auspicio. Sarà davvero una tappa importante sottrarci un giorno all’obbligo di indossare la mascherina, uno dei simboli universali della crisi sanitaria.In tutti questi mesi é cambiata l’esperienza del volto degli altri e mi interrogo su ciò che sarà del nostro rapporto _vis à vis_ una volta che sarà possibile, diciamo così, “gettare la maschera”.

 Il mascherone romano é lì da secoli a ricordare che restare fedeli a noi stessi o non avere doppie facce non é scontato. E ancora, sapremo “metterci la faccia” quando prenderemo nuovi impegni in futuro? Anni interi con i visi mezzi coperti devono averci insegnato che quando si aprono le bocche serve un’assunzione di responsabilità perché, per esempio, le maldicenze e le parole ostili sono dannose tanto quanto e anche di più dei virus. 

Che sia, dunque, di buon auspicio la battuta del premier di andare oltre le mascherine, anche nel suo significato esteso, cioè di andare oltre gli inganni. Si dice che un volto che nasconde i sentimenti é come se fosse di cera, per cui se la nostra faccia rispecchia ciò che proviamo la sentiremo pura come il miele, che é “senza cera”, dal latino “sine cera”.

Se non ci riapproprieremo di un volto puro, qualcuno potrà interrogarci allo stesso modo in cui Trilussa chiedeva in poesia ad una maschera di cartapesta: « Come fai a conservare lo stesso buonumore pure nei momenti di dolore? ».


La nuova parola buona é SINCERITÀ

Quando siamo sinceri non indossiamo maschere, non diffondiamo la falsità e offriamo agli altri la possibilità di cogliere in modo naturale la nostra immagine interiore.


Testo in simboli CAA

[Versione in simboli a cura di Antonio Bianchi, Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello, secondo il modello definito dal Centro Studi inbook]


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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.