La settantacinquesima parola buona è TENEREZZA.
Alcune studentesse mi hanno domandato di incontrarle presso il Conservatorio universitario SS Concezione di Roma.
La settantaquattresima parola buona è ALBA.
Nei mesi scorsi la stampa si è soffermata sulle sorti dei bambini coinvolti nella guerra che da più di un anno insanguina l’Ucraina.
La settantatreesima parola buona è ARTE.
Benché la comunicazione di massa talvolta veicoli contenuti davvero disgustosi, in generale il cinema, la radio, la televisione e i social nutrono l’immaginario collettivo di molti elementi piacevoli.
La settantaduesima parola buona è AUTENTICITÀ.
In occasione di un’intervista televisiva, la giornalista Paola Russo mi ha domandato di scegliere una parola resiliente.
La settantunesima parola buona è ADOZIONE.
I sociologi dicono che il nostro vivere contemporaneo è "liquido" e che l'ubriacatura capitalistica oramai non ci permette più di distinguere se stiamo acquistando perché è Halloween, Black Friday, Natale o San Valentino.
Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase? In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.