
La centoseiesima parola buona è INCANTO.
Il primo aprile 2025 – non avrebbe potuto essere altra data – ci è stato domandato dai giovani studenti del Progetto Smile X del SISM, il
Segretariato Italiano degli Studenti di Medicina di Sassari, di contribuire alla formazione loro formazione come ClownTerapeuti. Ci hanno domandato parole, metodo, esperienza.
Abbiamo risposto con l’ascolto, la presenza, traendo suggerimenti da quel piccolo scrigno che da anni custodiamo sotto il nome di Parole Buone.
Quando si entra nella stanza di una persona malata, nulla può essere lasciato al caso. Chi soffre spesso desidera compagnia, e ancor più spesso teme di essere un peso per gli altri. Ogni gesto, ogni parola, se precedute da una riflessione, possono diventare occasione di contatto e il contatto, anche il più lieve, può trasformarsi in un’occasione di cura.
I ClownTerapeuti hanno imparato a camminare accanto alla fragilità con la prodigiosa medicina della sorpresa. Esagerano un respiro profondo e invitano il paziente a fare lo stesso, insegnando in modo divertente tecniche di respirazione consapevole.
Si fingono confusi sull’uscita della stanza, parlano con oggetti inanimati, storpiano con affetto i nomi dei medici: piccoli stratagemmi che distraggono
dal dolore, e aprono spiragli di leggerezza dove prima prevaleva l’attesa irrequieta di esser dimessi.
Spesso bisogna lasciare il tempo affinché si ripristini un equilibrio.
E lo si può dire con tenerezza:
“Oggi il tuo corpo si sta prendendo il suo tempo per recuperare” suona molto più umano di un semplice: “Ti vedo stanco oggi”.
Indossando un naso rosso, si può anche dire:
“Ti va di insegnarmi come si affronta un momento difficile? Io ho bisogno di un esperto come te”.
La prospettiva di ribalta: il malato non è solo colui che riceve, ma anche chi insegna. È un gesto di dignità restituita.
Abbiamo lavorato insieme su parole e modi, su motivetti da intonare, su atmosfere da evocare. Un po’ di teoria psicologica e molta pratica pedagogica, e soprattutto l’arte di restare umani anche nei luoghi di sofferenza.
Il metodo delle Parole Buone ha guidato a trasformare l’ansia in contatto, la paura in speranza, il senso di sopraffazione in prossimità. Essere lì, insieme ai pazienti e alle loro famiglie, con rispetto, con misura, con una gioia inaspettata.
La nuova parola buona è INCANTO
Lo stupore e la sorpresa non sono magie da bambini, ma vie importanti per il benessere di tutti.
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