Promessa

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La parola data diviene parola abitata se si lascia attraversare dal tempo e custodire dal cuore.

La centodecima parola buona è PROMESSA.

Dopo cinque anni di cammino con le Parole Buone, è arrivata una richiesta insolita.


Francesca e Alessio – e qui i nomi reali sono un dono, non un’impertinenza – mi hanno chiesto di portare le Parole Buone tra gli invitati, il giorno delle loro nozze. Con un’intenzione precisa: far sì che i testimoni, gli amici e i familiari conoscessero il Progetto e trasformassero le parole in un dono reciproco.


“Non troviamo un modo più bello per dire e dare parole giuste al nostro matrimonio”, ha detto lui. “Sappiamo che le parole buone sono una cura e per questo vogliamo metterle al centro della nostra vita di coppia”, ha aggiunto lei.
Ci siamo incontrati e sono stato subito conquistato. Abbiamo immaginato insieme un laboratorio condiviso, da apparecchiare sui tavoli degli invitati in una masseria pugliese.


Alessio lo avevo conosciuto tempo prima nel suo ruolo di benemerito della Fondazione PioIstituto dei Sordi di Milano. Insieme a Francesca hanno letto i racconti, guardato le immagini e scorso i video caricati sui social di #ParoleBuone. E un giorno si sono guardati e qualcosa è accaduto.


Non cercavano originalità fine a sé stessa, ma un linguaggio autentico per accompagnare il vino delle nozze con parole che sanno di gioia, custodia, eternità.
Gioia, per viverla in una relazione disinteressata, donando il proprio cuore per la felicità all’altro.
Custodia, per prendersi cura dell’ascolto, nutrirne l’amore, e usarlo come antidoto contro i momenti di stanchezza e di buio.
Eternità, per percepire la vertigine e la piccolezza di fronte ad una scelta che dà slancio alla vita terrena e consente di annusare l’Infinito.
Sarà solo dopo, al chiudersi della festa, nella luce calda del tramonto autunnale, che sarà dato loro modo di scoprire – forse nel silenzio – che l’amore è stato davvero benedetto, che la loro unione è diventata promessa.

La nuova parola buona è PROMESSA.

La parola data diviene parola abitata se si lascia attraversare dal tempo e custodire dal cuore.



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Sergio Astori

Chi sono

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.
Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.
Quello che credo in una frase?
In noi l’intelligenza coniugata con la coscienza è una scintilla di infinito che può fare la differenza.